sabato 31 marzo 2012

Non smettere mai...

Lo fissò intensamente. Lui si sentì penetrato fin dentro l'anima da quello sguardo. Abbassò la testa per l'imbarazzo. 
Faith si asciugò la lacrima che le era scivolata sulla guancia senza che lei potesse controllarla, e mentre continuava a fissarlo gli rivolse la parola con aria seria e severa: 'Non smetterò di sognare a causa tua. In fondo ti devo ringraziare, mi hai insegnato a fare a meno di persone come te.' 
Pete rimase impassibile. Avrebbe voluto ribattere, ma Faith non glielo permise. Si voltò e se ne andò. Lo sguardo alto, fiero. 
E lui rimase lì. Con l'immagine della sua schiena che gli diceva addio. 



martedì 27 marzo 2012

Papo

"A Chi, mortacci tua!! Ma dimme te, guarda che fila...a Chi mortacci tua....e de tu padre!"
Papone mio ti amo!


lunedì 26 marzo 2012

Bovolenta


LA MORTE DI VIGOR BOVOLENTA

L'ultimo lancio del campione 
che non voleva smettere

di  FRANCESCO PICCOLO 


È andato sulla linea di battuta, ha colpito la palla lanciandola con più forza e precisione possibili nel campo degli avversari e poi, chiedendo aiuto, si è accasciato. Così è morto un campione. Era stato il più giovane, e forse il più spudorato, di quella nazionale di grandi talenti che l'Italia intera aveva seguito esultando e soffrendo nelle notti olimpiche, di Coppa del mondo: la nazionale di volley di Julio Velasco. Vigor Bovolenta aveva 37 anni, era alla fine di una carriera lunghissima e piena di vittorie, aveva seguito Forlì in B2, perché gli era stato promesso un futuro da dirigente e anche per evitare alla sua famiglia l'ennesimo trasloco per seguirlo chissà dove.


Qualche giorno fa, Eddy Merckx, uno dei più grandi ciclisti di sempre, dichiarava che il suo cuore batteva in modo strano, e se avesse corso oggi, forse lo avrebbero fermato. Lo diceva quasi con furbizia, perché tutti i campioni hanno dalla loro parte sia la passione per lo sport che sanno praticare, sia un senso di schiavitù: non riescono a farne a meno. Da qui arriva la loro ostinazione, quella voglia di sfidare tutto, anche la sorte che si mette contro. Prendete Bovolenta: ha cominciato a giocare ai massimi livelli a quindici anni, e dopo più di vent'anni era ancora lì, a infilare ginocchiere, a mettere fasciature, a sentire l'odore degli spogliatoi, a lottare per un punto, per un set, per una partita. Era sposato a Federica Lisi, anche lei nazionale di pallavolo. È il mondo in cui ha vissuto tutta la giovinezza, non voleva staccarsene se non il più tardi possibile.



In qualche modo, ti consente di restare attaccato a ciò che ami, e anche alla giovinezza. Per questo sei disposto ad andare a giocare in una serie minore, lontano dalle luci dei migliori. Perché ti importa, più di ogni altra cosa al mondo, continuare a uscire dal tunnel degli spogliatoi e sentire l'urlo dei tifosi che ti accolgono, la tensione per il punto decisivo, il rumore stridente delle scarpe che spingono sul campo, la fine di un time out quando i compagni ti trasmettono la rabbia di vincere. È a questo che rimani legato, ancora più che alla medaglia olimpica. Vuoi continuare a svegliarti la mattina della partita, e sapere che c'è ancora una partita.



Ora rimangono solo le domande, e l'immagine incomprensibile di qualcuno che muore in un campo colorato, dopo una battuta. Verrà presto il momento in cui bisognerà capire di chi è la colpa, come sia possibile che un atleta muoia mentre gioca una partita. Bovolenta era stato già fermato per qualche mese, negli anni Novanta, perché il suo cuore batteva troppo forte. Quindi si sapeva che aveva avuto problemi. Ma poi si era lasciato alle spalle tutte le paure. Anche perché il suo cuore, dicono, era stato rassicurante, lo aveva seguito senza più stranezze, negli ultimi anni. Quindi, il destino si poteva continuare a sfidare. E del resto, si può sempre sfidare, fino a quando non accade.

Sembra ridicolo, o forse blasfemo, eppure,  io sono certa che quando uno sportivo muore praticando il suo sport, sebbene nessuno desideri o pensi di morire, se solo glielo chiedessero, direbbe di voler morire facendo ciò che ama fare. Il proprio sport, che diventa la propria vita. Purtroppo, a volte, anche la propria morte. 
Non c'è niente da aggiungere a queste parole, a questi eventi. 



A che pensi?

Ma a cosa devo pensare? Oggi, dopo questi giorni, a cosa devo pensare? 
Tento di riassumere due giorni in poche righe...ci provo...
Cominciando, ho vissuto una ennesima trasferta che mi ha fatto ridere e sorridere, dove abbiamo vinto e grazie alla quale per almeno un mese  potrò dire di essere prima insieme ad un gruppo di ragazze (e non solo) che lotta e che ci crede, nonostante tutto e tutti.
Ho ricevuto una sorpresa che solo a pensarci ancora sorrido, da una persona speciale, grazie all'aiuto di un padre che amo e dal quale sono amata e di un'amica ritrovata. 
Ho segnato potendole dedicare finalmente il gol, dopo tutto quel viaggio. 
Per una volta credo di poter dire di aver giocato una buona partita. 
Ho ricevuto attestazioni di stima e ammirazione. 
Ho avuto modo di iniziare a conoscere una persona speciale come sua sorella. 
A cosa devo pensare? Che per un giorno, forse, posso essere felice!


GRAZIE!



venerdì 23 marzo 2012

Donne e dolore

Quanta rabbia...




...e quanta tristezza...



E' ancora tanto difficile essere donna qui. In questa terra. In qualunque parte del mondo. Essere donna. Ci vuole coraggio ad essere donna. Ci vuole coraggio a restare donna. Ci vuole coraggio. E una buona dose di fortuna. 


Incontrarsi

[...] Era  rimasto a fissarla per molto tempo. Non sapeva dire se fossero trascorsi minuti o ore. Con certezza sapeva solo che lei non si era mai mossa da lì. Lo sguardo oltre la finestra. Quasi immobile, ogni tanto sospirava come a lasciare andare qualche pensiero. Qualche ricordo. 
Prese coraggio, e le chiese "Flo, ma che cos'hai?". Lei si girò lentamente, come risvegliata da un sogno ad occhi aperti. Gli sorrise teneramente e rispose con voce dolce "Non ho niente Paul, sono solo un po' pensierosa, ma sto bene". "Ma è tanto tempo che sei ferma lì immobile, comincio a preoccuparmi, ti va di parlarne?". Flo allora si alzò, si avvicino verso Paul e lo strinse a se. Il loro abbraccio era tenero e forte al tempo stesso, come di due amanti separati da anni che si rincontrano dopo una lontananza forzata. Lei avvicinò le labbra all'orecchio di Paul e bisbigliò "Ti amo, l'unica cosa di cui voglio parlare è di noi, e l'unica cosa che ti chiedo è di non andartene". 
Lungo la schiena di Paul corse un brivido tanto intenso che la strinse ancora più forte e prendendole il viso, la baciò con una bacio così intenso che rispondeva a tutta la sua preoccupazione. [...]


martedì 20 marzo 2012

...

Non ha senso fare domande se poi non si ha il coraggio di ascoltare la risposta...



venerdì 16 marzo 2012

Don Chisciotte

"Sappi, o Sancio, che un uomo non è superiore a un altro, se non fa più dell'altro. Tutte queste burrasche che ci capitano son segni che presto il tempo dovrà voltare a sereno e le cose dovranno andarci bene; perchè non è possibile che il male e il bene siano durevoli, e da ciò consegue, che essendo durato molto il male, il bene è ormai vicino".


(tratto da "don Chisciotte della Mancia" di Miguel de Servantes)



Tu

Lo strano e inaspettato bisogno di Te. 
Non per chiedere aiuto. 
Non per ringraziare. 
Solo per incontrarTi. Ancora. 
Per vedere che effetto avrebbe fatto. 
Silenzio. 
Non sei te che odio. 
Abbiamo litigato ma non sei te che non voglio. 
E' quello che ti circonda che stona con quello che sei. 
Sono le persone intorno che mi impediscono di viverTi per come vorrei. 
Eppure ci sei. Eppure ci sono. 
Ci rincontreremo. 


mercoledì 14 marzo 2012