La mia insicurezza fu la vostra insicurezza,
e con essa la nostra avventura ebbe inizio.
Forse fu l'ingenuità, forse il coraggio,
ma iniziammo il cammino conoscendo solo il punto di partenza.
Non c'era un arrivo prestabilito per noi.
Nessuno ad indicarci la strada.
Eppure, mentre ci aspettavamo di rimanere in fondo al lungo sentiero, noi quel sentiero lo percorremmo con energia, con grinta e sempre con tanta felicità.
Alla fine ci fermammo quasi in vetta.
Non fu la vetta, ma per noi era già la cima più alta.
Con poche certezze in più, e con meno paure, riprendemmo il cammino,
ma il percorso si era fatto più difficile, il sentiero dissestato.
Fummo costretti a tornare indietro per ripartire.
Le mie lacrime si mescolarono alla vostre.
Le nostre fatiche ci aiutarono a sostenerci.
Seppur da più in basso, decidemmo di nuovo di partire.
Con lo stesso sorriso, con la stessa energia.
Con qualche sogno in più, e forse anche qualche consapevolezza.
Certo, l'ingenuità che all'inizio fu motore del nostro viaggio, forse alla fine ci abbandonò,
ma non smettemmo mai di sorridere.
Il mio sudore si mischiò al vostro.
La nostra fatica ci aiutò a superare gli ostacoli del sentiero.
Quel sentiero si biforcò, e imboccammo due strade diverse.
Il percorso è duro e più difficile quando decidi di lasciare un nido sicuro.
Ma è duro anche quando ci sono due braccia in meno a sollevare i tronchi che bloccano il sentiero.
Ognuno nelle sue fatiche.
Ognuno nella sua difficoltà.
Eppure con una lieve e flebile consapevolezza di voler arrivare entrambi alla cima.
È lì che le strade si rincontrano, e nell'area ristoro si torna a stare insieme.
