martedì 27 settembre 2011

Ciao Nonnina


Bella nonnina mia!
Così ti salutavo sempre ogni volta che ti vedevo. E tu sorridevi sarcastica, non sentendoti più tanto bella con il trascorrere degli anni.
Di solito si tende a mitizzare i propri cari, ritenendoli i migliori del mondo, i più belli, i più buoni, i più saggi. Io non so se eri la migliore nonna del mondo, ma so per certo che sei stata la migliore per me. Riempivi i miei sabato pomeriggio con coca cola e fette biscottate con nutella, non rinunciando mai a badare a me quando c era bisogno.
Sorrido al ricordo di me che imparo a leggere l'orologio grazie a te mentre aspettiamo che le seppie cuociano. E mi commuovo nel pensare a quante fettuccine 'verdi' ti abbia fatto preparare.
Ti sei sempre sacrificata per tutta la tua famiglia, come una vera donna all'antica che, seppur borbottando, non ha mai negato tempo e disponibilità.
Oggi so che sei con nonno, stretti in un abbraccio forte 23 anni. Hai smesso di soffrire, e questa è l'unica certezza che mi da consolazione.
Voglio che tu sappia che di tutti questi giorni trascorsi in ospedale, non c'è stata una volta in cui mi sia pesato stare con te, e anzi, porterò sempre dentro di me quei sorrisi che mi dedicavi quando arrivavo o me ne andavo. Persino in quel letto d'ospedale non hai rinunciato a farmi capire quanto mi amavi.
Lo so, l'ho sempre saputo. E da oggi porterò con me questo tuo amore, che mi sosterrà nei momenti più difficili. Grazie per tutto ciò che hai fatto per me e per noi.
Salutami nonno. Ti voglio bene nonnina mia, tanto tanto. 


giovedì 22 settembre 2011

Notte

Entrò in casa in silenzio. Tutti dormivano e non voleva svegliare nessuno. Era molto tardi, ma non voleva rinunciare a quel momento che aspettava ogni giorno. La fine di un altro giorno. Aprì la finestra che dava sul patio, e rimase lì. In silenzio. Respirò l'aria umida della notte e si soffermò a guardare le stelle. Amava quel momento, perchè tutto sembrava immobile, come sospeso. Poi lo amava per i suoni che riusciva a sentire, quei suoi che nel traffico caotico di tutti i giorni erano solo uno spettro del ricordo. Le cicale frinivano ancora, interrotte solo dal cinguettare incessante degli uccelli. Era come se di notte vivessero anche loro una seconda vita. Le luci del paese sulla montagna sembravano fiammelle tremolanti. Si sedette sul dondolo. In silenzio. Una leggera brezza le accarezzava la pelle. Ebbe un brivido, e capì che l' estate stava giungendo al termine. Presto sarebbe arrivato l'inverno e il freddo. Il panorama sarebbe cambiato. Quel leggero venticello avrebbe fatto cadere le foglie dai rami lasciandoli spogli. Non avrebbe sentito le cicale, e forse nemmeno gli uccelli. Eppure, per ogni stagione sapeva di avere una notte diversa. Un nuovo panorama. Un nuovo silenzio. 




lunedì 19 settembre 2011

Solo banalità...

Solo banalità..è tutto quello che riesco a scrivere...ispirazione, sentimenti, emozioni..che fine avete fatto??



Sono palestinese...sono pronto!


Il mio primo figlio è morto dopo esser partito un giorno di casa con l'idea di cambiare la situazione nel nostro paese. Il nostro figlio più piccolo è morto mentre giocava nel cortile di casa. Un missile ha dilaniato il suo piccolo corpicino, lasciando a me e a mia moglie giusto il viso dove poter piangere e gridare il nostro dolore. Mia moglie è cambiata. Ogni giorno non faceva che piangere, e quando mi avvicinavo a lei per consolarla, mi respingeva dandomi la colpa per non aver difeso i nostri figli, per non essere stato in grado di difendere la mia famiglia. Ha smesso di parlare. Ha smesso di mangiare, con un orgoglio e un dolore che in breve tempo l'hanno dilaniata. Si è ammalata e ora riposa nelle dimore di Allah.
Non ho più nulla. Mi rimane il mio nome. Il mio orgoglio. Il ricordo struggente della mia famiglia e la vergogna mista al senso di colpa per non averli saputi proteggere. Non abbiamo colpe, se non quella di essere nati in Palestina. Forse la colpa di essere musulmani. Forse la colpa di aver lavorato tanti anni e con tanta fatica su una terra che ci è stata strappata. Forse abbiamo avuto la colpa di essercela fatta strappare. Ma è duro combattere con le pietre mentre dall'altra parte hanno i carri armati.
Non so bene quale sia la mia colpa, o quella del mio popolo. So che a me non è rimasto più nulla che mi trattenga qui. Ho solo un nome. Ecco, il mio nome domani verrà urlato nella piazza da gente esultante. E in un'altra piazza invece si ripeterà il dramma che ho sopportato io. Non ho più compassione. Non ho più pietà. Non ho più nemmeno un'anima. So che questo dramma andrà avanti per troppo tempo ancora. E ogni giorno una piazza piangerà e griderà dal dolore, mentre un'altra esulterà. In troppe case si ripeterà il dramma che ha sconvolto me e la mia famiglia. Lo so. So tutto. Ma per me il dolore si rinnova ogni giorno. Ogni istante la mia famiglia mi torna in mente con occhi di rimprovero. Mi odieranno. Farò tutto senza alcuna giustificazione, anche se vogliono convincermi che è pr Allah, per la Palestina. So che non è così. Lo so. Ma non ho più nulla qui. Solo odio. Solo violenza. Solo un nome. Il nome che urleranno domani in piazza. Sono pronto. (8 gennaio 2010) 







sabato 17 settembre 2011

Solo una maglia

[...] Udendo quelle parole sentì esplodere dentro un'energia così potente da non poter essere controllata. 'Ma come fate??' proruppe, 'come fate a dire che indosso "solo una maglia"??? Ma vi rendete conto??'. Tutti si voltarono verso di lui, e a quel punto fu impossibile interrompere quel fiume di parole che gli sgorgavano dal cuore. 'Per questa che voi considerate solo una maglia io mi alleno tutti i giorni. Sudo d'estate. Tremo d'inverno.  Rinuncio a molti dei piaceri della vita cui voi amate tanto dedicarvi. Con l'unico scopo di poterla indossare. Sentirmi parte di questa maglia. Sentire che me la sono meritata. Voglio poter dire che è mia, di nessun altro. Questa maglia mi appartiene e io appartengo a lei. "Solo una maglia"...voi non capirete mai. Lo so per certo. Eppure ve lo ripeto. Questa non è la mia maglia. Potrei indossarne mille e mille di quelle che voi chiamate "solo magliette", ma questa è un'altra cosa. Questa è la mia pelle!'


Chissà..

Chissà se ti ricordi ancora di me. 
Che domanda stupida, certo che ti ricordi ancora di me. 
Però chissà che ricordi hai di me. 
Chissà se possiedi ancora qualcosa di mio. O che ricordi me. 
Io di tuo ho poco o nulla. 
Chissà se hai la mia stessa curiosità.
La mia stessa curiosità del passato. 



sabato 10 settembre 2011

...

Accettiamo una verità solo quando prima l abbiamo negata dal profondo della nostra anima
(da "L'Alchimista", di P.Coelho)

"L'avresti mai detto?" chiese lei. "No" rispose. "O meglio.. ora che ci penso, ogni volta che mi è capitato di criticare qualcuno per il suo comportamento, effettivamente anche a me è poi successo di comportarmi allo stesso modo. E' vero. Cosi come è vero che 'viverlo' su di se è diverso che 'sentirlo' dagli altri".
Stavano entrambi prendendo coscienza del fatto che la vita non è quella che scrivono i libri. Non sempre almeno. E realizzare in quell istante quanto particolare potesse essere cercare di farsi comprendere dagli altri, cercare di fare comprendere il proprio Io, quello che loro stessi erano o credevano di essere, e non solo quell Io che conoscevano solo gli altri, li fece sprofondare in un silenzio profondo e incontrollato. "Come si può non sbagliare più? Come posso fare, d ora in poi, a fare solo le scelte giuste?" chiese. "E' semplice, non puoi. Ognuno di noi farà una scelta credendo che sia la più giusta. Si troverà accanto amici che crede eterni e un "amore" che chiama tale. Ma presto ci accorgeremo che di nuovo abbiamo sbagliato, che di nuovo quegli amici non erano amici, e quell amore non era amore. Ci convinceremo che una vita da soli è la via più sicura per la felicità. Riusciremo a credere di poter fare senza amici e senza amore. Penseremo di aver finalmente intrapreso la nostra strada, quella giusta. Ma poi, di nuovo, e ancora di nuovo, ci riaccorgeremo che abbiamo sbagliato. Sarà doloroso. Nessuno vuole sbagliare. Nessuno vuole soffrire. Ma quello che noi chiamiamo 'sbaglio' o 'sofferenza', altro non è che altri nomi della 'Vita'. C'è chi la chiama 'Esperienza", ma il risultato non cambia poi molto le cose. Senza gli sbagli, senza la sofferenza, siamo come piante che per vivere non aspettano altro che una pioggia abbondante, e gli basta. Noi no. Siamo esseri umani. Siamo vivi. Non aver più paura di sbagliare, o di soffrire. Da tutto ciò ne potrai trarre grandi insegnamenti, scoprirai a poco a poco di non essere mai sola, ma soprattutto, imparerai ad amare la Vita fino al punto di non volerla più lasciare. Diventerà la tua migliore amica e con le imparerai a cadere e rialzarti". "Ho paura", disse lei tramortita da tutto quel pensiero. "E' un ottimo inizio. Chi non ha paura, ho è troppo vigliacco per vivere, e si accontenta di quel poco che ha, chiamandolo vita, o è troppo arrogante, tanto da credere che possa fare a meno di tutto quello che la vita comporta. La paura, quella che senti tu, è solo un piccolo risveglio dei tuoi sensi sopiti a lungo per tutto quello che immagini d ora in avanti. Conserva questa paura come un trampolino di lancio verso il coraggio. Perchè vivere altro non è che avere coraggio, quel coraggio che ora ti manca, ma che la vita ti insegnerà ad avere"
Non ricordo da dove presi questo brano. L ho ritrovato in alcune delle mie 'scartoffie', dove ovviamente manca la citazione. Però stamattina è su questo che mi sono soffermata, e l ho legato alla frase di Coelho. Non credo ci sia molto da aggiungere perchè... perchè effettivamente non c'è. A volte ci 'trasciniamo', pensando di vivere. A volte "viviamo" in un modo che non sentiamo nostro solo per non fare torto a chi abbiamo intorno. A volte cercare di ricominciare è cosi difficile e doloroso che ci accontentiamo di ciò che già abbiamo, anche se sappiamo che è poco e che durerà ancora meno, solo per non intraprendere nuove strade insicure. E' vero che parlare è facile. Però credo anche che fino a quando non prenderemo coscienza del fatto che 'coraggio' è spesso sinonimo di 'rischio', e che tutto ciò non è altro che antitesi di 'quotidiano' e 'tranquillo' continueremo a vivere di scelte già fatte, di esperienze già vissute, di gente già conosciuta e di amori già amati. Potremmo dire di essere 'felici', perchè lo crediamo davvero magari.. ma se è vero che possiamo anche ingannare tutti, prima o poi dovremo tornare a fare i conti con noi stessi, con quell Io che siamo davvero.. e allora tutto il dolore e la sofferenza che credevamo aver abbandonato per vivere 'tranquilli' ci si presenterà dinnanzi.. Ma allora.. non è meglio rischiare, e nel rischio preventivare la possibilità di essere davvero felici, piuttosto che credere di essere felici, fare tutto per convincersene, e realizzare finalmente che cosi non è?!
(dal mio vecchi blog, 20 giugno 2008)


  

giovedì 8 settembre 2011

Inferno

Ci sono alcuni che l'inferno lo vivono sulla terra. 
Spero che il perchè sia che la loro meta è già destinata al paradiso. 
Se così non fosse, non so darmi troppe risposte.