mercoledì 28 dicembre 2011

Ho finalmente capito che...

A chi, come me, ha la fortuna di avere qualcuno da ringraziare, se non ogni giorno, quasi. 
A chi, come me, oggi sa di avere accanto persone non solo speciali, ma eccezionali! 
Grazie!




Se ora so qual è la verità lo devo a te!



venerdì 23 dicembre 2011

Natale

Ci siamo. Anche quest'anno è arrivato lui. Il più temuto. Il più desiderato. Vestito rosso, blu, oro, argento...vestito di freddo. 
C'è chi fa il conto alla rovescia perchè non aspetta altro che svegliarsi e dargli il buon giorno. 
C'è chi fa il conto alla rovescia perchè non aspetta altro che addormentarsi per dargli la buona notte.
Di sicuro c'è che è ancora qui. Un'altra volta. 
Quest'anno appartengo alla stessa categoria dell'anno scorso, ma con qualche peso in più. 
Non faccio gli auguri a chi capita, perchè questa non è una festa a caso. 
E quest' anno, come tutti gli anni, non solo non voglio regalare regali, ma non voglio nemmeno sprecare gli auguri. 
Quindi gli auguri li dedico a coloro che in quest'anno sono stati parte di me. Coloro che con me hanno condiviso gioie e dolori. Coloro che con i loro problemi, o i loro sorrisi, hanno riempito le mie giornate, e io le loro con i miei. 
Auguri a coloro dei quali conosco i volti a memoria. 
Auguri a chi spero davvero che passi non solo il Natale, ma un'intera vita sorridente, anche nelle difficoltà. 
Auguri amici miei. 
Auguri a coloro cui voglio bene. 
Auguri a coloro che mi vogliono bene. 
E auguri anche a chi mi odia, purchè abbia spazio considerevole nella mia vita. 



sabato 17 dicembre 2011

Un giorno così

Finalmente, per in giorno, non siamo state solo calcetto.
 Finalmente, per un giorno, abbiamo riempito la nostra giornata in modo positivo. 
Finalmente, per un giorno, abbiamo sorriso!
Grazie bambini!

http://www.tscpreci.com/dettaglio_news_main.asp?lang=it&idNew=60

Aurora

"Perchè si trova qui?" chiese guardando la mamma di Aurora, ma rimanendo inginocchiata vicino alla bambina.
"Gastroenterite, disse, sfoggiando un piccolo sorriso quasi con vergogna, poi proseguì "per fortuna niente di grave".
Chiara comprese il senso di quelle parole e di quello sguardo. Fissò i suoi occhi nel volto sorridente di aurora, quindi tornò a guardare la mamma: "A 4 anni è una cosa grave", esclamò, con un tono di voce rassicurante.
"Già, sorrise la mamma, sentendosi compresa, per fortuna il peggio è passato".
Sorrisero entrambe su quest'ultima constatazione. Aurora, in piedi vicino alla sedia dove era stato deposto il suo regalo, rideva senza trovare parole. Guardava il piccolo orologio di cartone ricevuto in dono, come un collezionista osserverebbe il suo pezzo raro. 
Era tanto tempo che Chiara non si sentiva così a suo agio in mezzo a tanti bambini. Ma sopratutto, non credeva di poter resistere al ricordo di un posto molto simile...Un posto che da sempre la sua memoria si era rifiutata di archiviare nel dimenticatoio. 
Era lei Aurora. Era Francesca. Era Alessandro.
Era tutti quei bambini che ora le sorridevano alla vista dei regali.
Sorridevano non stando bene. Sorridevano. Quei sorrisi cominciarono a fare breccia nel suo cuore e davvero, forse, non li odiava più.



giovedì 1 dicembre 2011

F&A


“[...] D'improvviso fu distolto dalla profondità dei suoi pensieri. La porta si aprì ed entrarono le sue insegnanti. Subito un sorriso gli illuminò il volto. Amava quelle persone, che in breve tempo e con un ruolo tanto scomodo, erano riuscite a fargli riacquistare l’amore per lo studio, e insieme per la vita.
Entrarono e subito si sistemarono nella loro stanza relax.
Lui le seguiva sempre con lo sguardo, sempre attento a non farsi notare. Ascoltava le loro voci e il cuore si riempiva di gioia. Era una consuetudine ormai consolidata, eppure, come un innamorato, non si stancava mai di questa routine.
Ma, oggi sentiva che qualcosa non andava come avrebbe dovuto. Avvertiva un senso di pesantezza e tristezza nelle loro voci. Non c’erano scambi di battute tra loro, e i sorrisi erano assenti dai loro volti.
Percepì tutto ciò, e cominciò a sentire il suo cuore farsi pesante. Un peso lacerante. Una grande paura.
La porta della sala rimase aperta, e da lì uscirono parole confuse dal tono cupo. Un accendino si accese, e mentre il caffè rilasciava nell’aria il suo aroma, Charles ebbe un moto istintivo. Non capiva cosa, ma sapeva che doveva fare qualcosa, e doveva farlo in fretta. Cogliere quell’attimo. Si alzò di scatto dalla sedia. Si diresse con passo deciso verso le voci, che si facevano più chiare. Sentiva il cuore battere così forte che sembrava volergli lacerare il petto. Si fermò, le guardò negli occhi e fece per parlare. Con l’unico sottile filo di voce di cui l’agitazione non si era ancora impossessato cominciò:
‘Non so quale sia il problema, ma so che c’è. Insieme ad esso, però, c’è anche la consapevolezza che io ho bisogno di voi. E non solo io.
Sono un giovane disastrato, che ha deciso di cambiare strada anche e soprattutto grazie a voi. Ho bisogno che restiate con me. Noi giovani non abbiamo che falsi  ed evanescenti miti da emulare. A me non bastano più da quando conosco voi. Ora ho 2 eroine da ammirare e seguire per diventare un giorno come loro. Voi siete gli esempi di cui noi giovani abbiamo bisogno e ai quali io mi ispiro. Ho bisogno di voi. Ho bisogno che reagiate perché anch’io possa difendervi con tutto me stesso.’
Pausa silenziosa. Il cuore di Charles tuonava ancora come se avesse un temporale dentro.
Alzò gli occhi giusto in tempo per vedere quattro occhi che luccicavano. Lacrime che rigavano volti. Ma finalmente, insieme a tutto ciò, vide i sorrisi più splendenti e più rigeneranti di tutta quella giornata.”